Non solo siamo convinti che i cyber truffatori seriali affettivi operino in gruppi organizzati transnazionali, ma riteniamo addirittura che si dedichino pure ad altre tipologie di raggiri, di tipo economico dai quali ottengono documenti e dati sensibili utili per mettere a segno sia truffe sentimentali che le estorsioni sul web. Insomma, si tratta di un web businnes del malaffare che potremmo denominare un vero trufficio. Questo articolo di Massimo Cappanera, educatore digitale e blogger (che pubblichiamo integralmente) è indicativo perchè fa riflettere e ci indica come “
Capire se è un truffatore. Ecco 9 metodi semplici semplici “ (s.d.) http://www.massimocappanera.it/capi…
” Credo che fino ad ora in un anno e mezzo gli articoli che parlano di truffe in questo blog abbiano ricevuto circa 1500 commenti da parte di contributori e, ahimé, molte vittime. Gira e rigira, però, ho notato che molte persone ancora non sanno individuare le caratteristiche tipiche di un truffatore. A volte si tratta di dettagli così palesi (quando lo sai) da essere paradossalmente ignorati. In questo articolo scoprirete quali sono i principali. (E qualora ne volessi suggerire uno, scrivimelo nei commenti, che lo aggiungerò alla lista…)
Capire se è un truffatore? La prima cosa da fare è…
…ovviamente cercare su google il nome del tizio, il numero di telefono, controllare su Google Earth l’indirizzo…insomma, fare una bella indagine online per vedere se è già stato segnalato da qualcuno. Due note, a tale proposito:
a) trovare il nome di qualcuno e un commento in stile “Mi aveva detto che l’oggetto era rosa, invece è fucsia! E’ un truffatore!” è diverso da da “mi ha rubato 1000 euro e lo stesso ha fatto con altre trenta persone in tutta Italia”. Il primo può essere un fraintendimento, il secondo no. Ciò spiega perché anche in questo blog raramente approvo nomi di italiani e li tengo per me, per poi mettere in contatto più gente truffata qualora i nomi spuntassero in più segnalazioni, così da intraprendere un’azione congiunta.
b) l’assenza di menzioni negative online non è prova di onestà, anche perché da quando si è diffusa questa buona prassi soprattutto gli italiani tendono a saltare di palo in frasca con nuove identità (gli stranieri invece se ne fregano altamente, vedi i soliti nomi delle truffe della Costa d’Avorio), ma è pur sempre un buon tentativo.
La persona non spunta ma qualcosa continua a non quadrarti? Veniamo ai casi più palesi per capire se è un truffatore:
1. “Pagami sulla postepay di mia moglie/zia/vicina di casa brasiliana perché la mia l’ha mangiata il cane”
Frequentissimo. Io mi chiamo Marco Rossi ma voglio essere pagato sulla postepay di mia moglie/amante/vicina/zia Jasmine Akbat…ma anche se fosse Francesca Bianchi…o qualunque altro nome…non è strano? Non bisogna credere alle varie scuse del cane che l’ha mangiata, della carta scaduta o smarrita, del fatto che gli sia stata clonata e bla bla bla. Sono tutte panzane. Se io ho interesse a vendere (onestamente) online, faccio un salto alle poste e me ne faccio fare una a mio nome. Se proprio sono masochista, sia chiaro. Come scritto nel mio articolo “Ecco i metodi più sicuri per pagare su internet” la ricarica postepay è l’anticamera della truffa. Mi scusi chi la usa onestamente ma ribadire il contrario è come dire che la Western Union è un metodo di pagamento trasparente e poco usato dai truffatori. Ditelo a chi spedisce ogni giorno migliaia di euro in Costa d’Avorio senza poterli più avere indietro.
Chi dice di effettuare un pagamento a una carta intestata a un’altra persona lo fa nel 99% dei casi in modo tutt’altro che lecito. Non avete idea del numero di documenti clonati o delle carte intestate a persone perfettamente ignare che girano. Tanto se vengono “bruciate”, si passa alla successiva. L’unico modo certo (e nemmeno, vedi truffe in autogrill) è il sano detto “pagare moneta, vedere cammello“.
Ripetete con me:
a) non effettuerò per quanto possibile mai un pagamento a una persona (nei vari siti è diverso, per ovvie ragioni) con Postepay
b) non effettuerò MAI un pagamento a una persona con Postepay intestata a qualcun altro
c) non effettuerò MAI E POI MAI E POI MAI un pagamento a una persona con Postepay intestata a qualcun altro che è pure di un’altra nazionalità
2. “Purtroppo non posso consegnarti l’oggetto di persona perché sono allergico ai raggi gamma del sole e non posso uscire dalla cantina…”
Ovviamente si rinuncia all’incontro di persona perché l’oggetto non esiste. Come già scritto in un altro articolo dedicato a Subito.it, questa piattaforma a mio parere andrebbe utilizzata solo per le vendite di persona, mai e poi mai come eBay (prima pago, poi mandi) perché
a) non offre un meccanismo di feedback per capire se il venditore ha trascorsi più o meno buoni
b) non offre un sistema di pagamento con un minimo di tutela verso chi paga
Non importa se le foto sembrano autentiche (nella loro “amatorialità”, magari), non importa addirittura se avete avuto un contatto telefonico con una persona che sembrava squisita, onesta, alla mano…Se di fronte alla proposta “Possiamo vederci di persona per la consegna?” ottenete un rifiuto di qualunque natura, lasciate perdere. Ve la dico tutta: se abitate a Siracusa e il venditore è a Roma, inventategli che la prossima settimana sarete nella sua città per lavoro e sarebbe grandioso approfittare dell’occasione, così da risparmiare (lui o voi) le spese di spedizione. Vedete cosa vi risponde e regolatevi di conseguenza.
3. “Mi sono trasferito in Costa d’Avorio/Marocco/qualunque altro paese…”
4. “Ti ho pagato! Uhm, però c’è una tassa per sbloccare il bonifico, dannato governo!”
Vedi sopra, è il degno seguito. La tassa da pagare è ovviamente una scusa per farvi scucire soldi (che “ti verranno restituiti!”…seee, come no) per poter sbloccare un bonifico o qualunque altra forma di pagamento (incluso Paypal!) che il truffatore millanta di aver già fatto, per poi scoprire che il [governo/altro ente] ha messo il veto per [motivo qualunque]. C’è chi dice di averne già pagato metà e che tutto si bloccherà quando voi pagherete l’altra, così da illudervi ulteriormente della bontà della faccenda.
Devo per forza specificare che non c’è alcuna tassa, alcun governo e, soprattutto per voi, alcun pagamento fatto…?
5. “Per pagarti/spedirti la merce, devi mandarmi il tuo documento. Ecco il mio…”
Se è prassi sui set dei film per adulti scambiarsi le analisi del sangue per verificare non si abbiano malattie veneree, sono sempre stato affascinato da questo tentativo di stabilire se uno sia o meno onesto mandando un documento.
L’inganno si basa su un principio di reciprocità: se lui mi manda il suo (toh, guarda quanto è onesto!) io gli mando il mio. Peccato che il tuo sia certamente reale, il suo no. Ma tu dai per scontato lo sia, altrimenti che senso avrebbe?
In più, se il documento è di una persona della tua stessa nazionalità, che magari millanta di essersi trasferita in Costa d’Avorio o altra parte del mondo (vedi sopra), ci si fida ancora di più perché con essa si crede di condividere valori, tradizioni e quant’altro. Ecco perché moltissimi truffatori si fanno mandare i documenti delle persone truffate (prima che esse capiscano di esserlo, è chiaro), creandosi un bel database a cui attingere al momento giusto…
6. “Non posso farti un’altra foto dell’oggetto perché…uhm…è contro la mia religione”
<< Un ragazzo appassionato di antiquariato una volta mi ha raccontato di come fosse interessato a un armadio di inizio ‘900 ma non abitando nella stessa città del venditore gli aveva chiesto la cortesia di avere qualche foto di alcuni dettagli, così da valutarne l’autenticità. Sai com’è, se in un reperto dell’antico Egitto trovi del silicone qualche domanda te la poni
😉 Risultato: all’inizio il venditore non risponde. Poi lo fa, ma temporeggia. Un giorno, cinque giorni, una settimana. Che ci vuole a fare due foto col cellulare? Niente. Quindi o non ha tutto questo interesse per vendere (male) o c’è qualcosa sotto (malissimo). In un caso o nell’altro, ti consiglio di toglierci mano. La fregatura e/o la frustrazione sono dietro l’angolo. >>
7. “Lo compro! Allora, ti mando 10 euro in contanti in busta chiusa, poi appena li ricevi ti faccio un bonifico del resto”
Giuro che è capitato. Lo prendo come spunto per mettere in guardia contro tutti quei pagamenti che, già dalle modalità, appaiono poco trasparenti. Se foste un negoziante e uno venisse da voi per ritirare della merce dicendovi che i soldi per pagare vi aspettano dentro il tombino duecento metri più avanti voi gli vendereste qualcosa?
8. “Ecco l’IBAN, pagami con bonifico, è sicuro per tutti e due!”
Certo…una volta. In passato IBAN = conto in banca = intestatario reale = se succede qualcosa so con chi prendermela. Oggi invece anche le carte prepagate hanno un IBAN da utilizzare per ricevere bonifici, quindi è facile far credere che esso si riferisca a un conto corrente quando non lo è affatto, mentre magari si riferisce a una carta farlocca e/o intestata a qualcun altro.
9. “L’oggetto è disponibile! Sia per te, che per te, che per te…per tutti!”
Se un oggetto è disponibile per te e stai già definendo la transazione ma poi, magari inviando una seconda email da un altro account, è ancora disponibile, è meglio toglierci mano.
Cosa ho dimenticato?
Come ho già accennato, lungi da me poter fare una lista esaustiva di tutti gli elementi da considerare per essere cauti negli acquisti online, in assenza di un meccanismo di feedback o altre forme che attestino o meno la lealtà di un venditore/acquirente. Se ne avete altri da suggerire, scrivetelo pure nei commenti…gli articoli migliori e più utili sono scaturiti dalla collaborazione tra tutti i lettori, un fenomeno tanto affascinante quanto entusiasmante! “
Torino 27 marzo 2017
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